Riflessioni sull’equitazione. Apri la tua mente e ascoltalo!

Riflettevo. Pensavo al mondo equestre, ai grandi discorsi utopici sulla bocca di molti, all’incorenza dei metodi.

Credo nell’equitazione, credo nello sport. Amo profondamente i cavalli. Eppure, là dove dovrebbero esserci dei grandi valori culturali, dove la regola dovrebbe essere formazione, conoscenza, educazione, trovo spesso egoismo e non curanza della conoscenza.

I cavalli provano a comunicare con noi costantemente. Fanno grandi fughe per manisfestarci il loro malessere, a volte aumentano le problematiche fisiche (gastriti, coliche frequenti, riluttanza al lavoro) perché non riescono ad adattarsi ad ambiente o richieste, sviluppano stereotipie quando il di-stress è eccessivo, cambiano il loro carattere, cambiano il loro sguardo.  Ma noi, pur di ascoltare le tante lingue umane, smettiamo di ascoltarli e di valutare le situazioni per come dovrebbero essere valutate.  Tradiamo la loro fiducia.

E poi… c’è quella gente che se “hai un approccio etologico” con il cavallo, giochi. Se non usi strumentazioni coercitive o costrittive ( ma poi, ti dicono quando ti mettono in mano uno di questi strumenti che è coercitivo? Certo che no!) non potrai mai arrivare a grandi livelli. Se non usi gli speroni, beh ma che riunione vuoi ottenere!!( e poi alla richiesta di spiegarti la riunione, non sanno risponderti! Ma, mi raccomando, metti gli speroni!!!) Oppure.. Se non cambi cavallo, non arriverai a fare quella gara..

Ma basta!!!!!

Smettiamola di vivere nel falso perbenismo. Basta dar credito a istruttori che poco sanno del cavallo, che non hanno un’idea reale di cosa sia il benessere psico-fisico dell’animale. Basta a quell’equitazione che si rifiuta di dare il giusto nome alle cose, chiamatele esattamente come sono, senza troppi giri di parole. E basta anche a chi utilizza la scusa del “mi hanno detto così”. Nel 2023 le informazioni sono più che accessibili a chi ha la mente aperta.

Scegliere di fare una gara crea stress, trasportare un cavallo crea stress. Vero. Addirittura la scienza afferma che le 24h successive ad un trasporto aumentano la possibilità che si presenti una delle più temute condizioni: la sindrome di colica. Fare un trekking di molti giorni mette a dura prova le abilità dei nostri partner equini, portare a esibire i cavalli in fiere che in molti visitano e osannano, crea possibili scompensi, stress, tanto quanto una gara.

Basta insegnare a smettere di fare tutto questo, perché altrimenti non si amano i cavalli. Basta questo bianco o nero.

Che facciamo allora? Possiamo scegliere.

Esistono le giuste misure. Esiste un modo per fare ciò che è giusto, sempre. Esiste una forma di insegnamento che non è fatta di omissioni, ma di conoscenza reale di ciò che è.

Esiste insegnare a non cambiare il proprio cavallo, esiste la capacità di allenare il cavallo per migliorare le sue abilità e il suo indivuale talento. Esiste educare il cavaliere a riconoscere i limiti e a non andare oltre là dove si va a compromettere il benessere del proprio partner equino.  Esiste.

Ora mi rivolgo a te che stai leggendo: qualunque cosa tu voglia fare con il tuo cavallo è un potenziale stress. Ma ti chiedo, hai preparato il tuo cavallo a questo stress? Hai fatto sì che le sue abilità fossero strutturate a tal punto di essere serenamente in grado di adattarsi a nuove stimolazioni e nuovi condizioni? Se non è così, fermati e cambia strada.

Ricordo quando andavamo in gara io e il mio cavallo. In fondo non era così male. In fondo noi eravamo gli stessi che correvano nei prati di casa. Gli stessi che lavoravamo in libertà. Quegli stessi che, restando se stessi, erano in grado di restare sereni in ogni situazione, anche la più difficile.

Credo che manchi questo. Credo che i proprietari non si debbano più accontentare di mentalità retrogradi dove il cavallo non viene trattato da cavallo, dove i metodi seguono lo strano concetto di benessere, che poi in pratica si traducono in coercizione, costrizione e cattivo training. Dove esistono i “devi fare cosi” e non ci sono risposte ai mille perché, che noi tutti DOBBIAMO porci.

Basta a chi chiude 24h su 24 il cavallo in box, perché è agonista. Basta fare training volti solo a spremere i cavalli, senza avere creato prima una base solida tra cavallo e cavaliere. Basta a quei metodi che non insegnano il lavoro a terra, l’importanza della relazione, l’amore per il cavallo, come cavallo, e non come marionetta del proprio ego. Basta. Credo nell’equitazione,  nello sport, nel cavallo e voglio credere nel buon senso di chi, non solo a parole, dice di essere dalla parte dei cavalli!

Il cambiamento sta nel sapere scegliere.

©️Elena Cammilletti