I CAVALLI: ANIMALI FORTEMENTE EMPATICI!

I cavalli sono animali in grado di modificare il loro comportamento, sviluppando importanti abilità utili ad adattarsi meglio all’ambiente e trovarne giovamento. Una di queste, è la capacità di interpretare e sentire nel profondo lo stato d’animo altrui e di mettersi nei panni degli altri. Sono perciò animali fortemente empatici.

Fermo restando che, essendo mammiferi, rientrano in quella categoria di animali in grado di provare emozioni (paura, tristezza, gioia, disgusto, ecc.), i cavalli basano le loro relazioni su legami sociali mossi da una componente emotiva molto forte. Oltre ad essere in grado di riconoscere le emozioni degli altri, sono capaci di sperimentarle sulla loro pelle.

Le emozioni sono complesse e anche nel cavallo coinvolgono meccanismi fisiologici e neuronali, nonché motivano alcuni cambiamenti comportamentali.

L’empatia è un meccanismo emozionale e cognitivo innato, ed è la capacità di entrare in connessione con un altro essere vivente, appartenente o meno alla stessa specie, e di condividerne lo stato emotivo. Ogni individuo ha una capacità empatica propria, più o meno sviluppata.

Per il cavallo, e non solo, costituisce un automatismo vantaggioso: comprendere lo stato d’animo altrui gli permette di attuare dei meccanismi utili alla sopravvivenza.

Un cavallo è in grado di riconoscere le emozioni provate da un suo compagno osservandone le espressioni facciali e corporee.  Quando osserva un suo simile e ne comprende il suo stato emotivo, scatta nella sua testa un modello comportamentale analogo, grazie a quelli che la scienza chiama “neuroni a specchio” (gruppo di neuroni che si attivano nel momento in cui si osserva passivamente un altro soggetto, ancora prima che venga coinvolta la mediazione cognitiva).

Ma in fondo, se ci pensiamo bene, questo accade anche a noi: basta guardare l’espressione del nostro partner equino e il suo atteggiamento per capire se ha paura, se è nervoso, se è aperto nella comunicazione oppure preferisce evitarci.

Comprendere il suo stato d’animo e accettarlo, senza ovviamente essere condizionati dalle nostre emozioni e/o umanizzare troppo, è la base per creare una relazione.

L’animale (e l’uomo) empatico attua dei pattern (modelli) comportamentali quali:

  • Desiderio di migliorare la condizione dell’altro: comportamenti analoghi a questa definizione li si vedono negli “alleati” (cavalli che offrono igiene e protezione ad altri, migliorandone così la quotidianità e la posizione gerarchica).
  • Solidarietà: attitudine ben presente nel branco; il “bene comune” viene prima di qualunque cosa.
  • Soccorso mirato: lo stallone dell’harem, per esempio, difende il branco da minacce esterne.
  • Consolazione: a seguito di un forte stress i cavalli cercano consolazione in coloro che reputano “figure di rifermento” (il puledro con la mamma, per esempio).
  • Contagio emotivo: le emozioni nel branco vedono coinvolti sempre più soggetti.
  • Cure parentali.

Empatia intraspecifica e relazioni sociali tra conspecifici

Alla base di qualsiasi relazione, più o meno profonda, vi sono dei meccanismi empatici legati alle emozioni che, se positive, faranno da collante sociale.

Nel regno animale l’empatia è legata all’organizzazione sociale, ovvero più un animale è solitario ed indipendente minori saranno i comportamenti empatici.

Quando ai cavalli viene lasciata la possibilità di convivere insieme ai loro simili, quindi di socializzare, creano dei legami, alcuni molto profondi, nella quale è possibile vedere tali comportamenti.

Le cure parentali rientrano perfettamente nei comportamenti empatici. La giumenta, infatti, dovrà percepire le esigenze del suo piccolo, al fine di soddisfare i suoi bisogni. Il puledro, a sua volta, comincerà a manifestare comportamenti empatici non appena avrà consapevolezza degli altri.

Uno degli atteggiamenti che mi ha maggiormente colpito nell’osservazione del branco è il quello “consolatorio”: la sensibilità con cui un compagno presta attenzione alle emozioni di un altro, magari spaventato da uno stimolo esterno o “frastornato” da una discussione gerarchica non finita benissimo, è meraviglioso.  Tra i riti sociali utili a tale scopo rientra il grooming (nello specifico il mutual grooming, che vede coinvolti più soggetti). Il grooming, fatto tra soggetti solitamente appartenenti allo stesso rango e/o legati tra loro da un sentimento di amicizia, è utile e fondamentale dopo momenti di forte stress: si è notato infatti che conseguenza piacevole del grooming è la riduzione del battito cardiaco.

Empatia interspecifica

I cavalli, oltre a essere molto abili a riconoscere gli stati d’animo dei loro compagni, riescono a farlo anche con noi umani. Si è dimostrato che riconoscono le nostre espressioni facciali e corporee e ne attribuiscono uno specifico significato. Probabilmente nell’evoluzione della specie hanno sviluppato questa abilità per anticipare le mosse dell’essere umano: non dimentichiamo che, nonostante siano animali domestici e accolti nelle nostre famiglie, sono pur sempre prede!

Le reazioni, poi, al nostro stato d’animo dipenderanno dal tipo di rapporto che siamo riusciti ad instaurare con il nostro partner equino.

Se il nostro cavallo, per esempio, ci percepirà sempre nervosi e frustati è probabile che modificherà nei nostri confronti il suo comportamento, diventando a sua volta irrequieto perché condizionato dalle nostre emozioni. Al contrario, mantenere un atteggiamento sereno e tranquillo, porterà il nostro partner equino a rilassarsi in nostra presenza o in presenza di stimoli esterni.

I cavalli ci sanno leggere l’anima e spesso si affidano a quella.

Provare emozioni negative, come per esempio la paura o sentirsi costantemente nervosi, comporta nel cavallo un grande dispendio di energie. Cambiando ambiente o semplicemente se il nostro cavallo instaurerà relazioni con soggetti più tranquilli, probabilmente capirà che è più conveniente e vantaggioso adottare questo atteggiamento. Certo è che l’ambiente e una gestione volta a soddisfare e rispettare le esigenze fisiologiche porta i cavalli ad essere tranquilli e sereni, ma anche le relazioni che instaura il nostro partner equino svolgono un ruolo determinante, che siano con conspecifici o eterospecifici.

C. Darwin disse “L’empatia per il più piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo possa ricevere in dono”. Dovremmo tutti permetterci il lusso di essere empatici, senza aver paura di risultare troppo emotivi.

Solo così le scelte che faremo e i comportamenti che decideremo di avere nei confronti dei nostri partner equini mireranno ad evitare il più possibile di provocargli sofferenza.

© Elena Cammilletti

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Nicola ha detto:

    Brava Elena, è tutto vero. Hai dato un’impronta scientifica ai sentimenti che gli amanti della razza equina provano.

    1. elenacammilletti ha detto:

      Grazie Nicola! 🤗

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