EDUCAZIONE, ADDESTRAMENTO, RIEDUCAZIONE: CHE CONFUSIONE!!

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Chi è nel mondo dei cavalli, o degli animali in generale, avrà sicuramente sentito parlare di “educazione”, “addestramento” e “rieducazione”. Termini spesso utilizzati in maniera approssimativa, come sinonimi, che in realtà indicano specifiche e differenti attività. C’è differenza, quindi, tra educare un cavallo ed addestrarlo, abissale poi è la differenza che c’è tra educarlo/ addestrarlo e ri-educarlo. La difficoltà resta per i proprietari di cavalli che, di fronte a specifiche esigenze, non sanno a quale figura professionale rivolgersi.

Vediamo di capire insieme cosa indicano queste tre parole ed impariamo a contestualizzarle correttamente.

Educazione

Presupponendo che, al di là dei comportamenti innati, un puledro alla nascita non ha esperienze, l’educazione è fondamentale ed assolutamente necessaria per permettere all’animale di sviluppare abilità utili ad adattarsi meglio all’ambiente dove vive e a creare relazioni interspecifiche (se si tratta di regole dettate dall’uomo) o intraspecifiche (se le regole sono dettate da conspecifici) corrette.

Il termine “educare”/ “educazione” deriva dal latino “ex ducere”, che significa “tirare fuori” una potenzialità/abilità. Si può educare quindi un animale alle regole sociali e relazionali, utili a favorire la comunicazione e la convivenza anche con individui di specie diversa. L’educazione è un processo in rapida evoluzione, nella quale non esistono parametri fissi e immutabili. Se fattori interni (età, sviluppo, esperienze) e fattori esterni (ambiente, cambio del partner umano, cambio di partner equino, ecc) cambiano, si modificheranno anche le regole educative fino ad allora stabilite e i comportamenti dovranno così adattarsi alle nuove richieste. 

Considerando che oggigiorno, nella maggior parte dei casi, il cavallo è un animale domestico perché inserito in un ambiente “umano”, costruito/pensato e gestito da esseri umani, nella quale la loro presenza è preponderante, è assolutamente indispensabile che venga educato correttamente affinché possa adattarsi meglio all’ambiente dove vive, limitando così la possibilità che manifesti problemi comportamentali.

Addestramento

Addestrare significa invece “rendere destro”, rendere un animale capace di compiere una determinata azione. Migliorare cioè le sue doti innate e specifiche a scopi amatoriali, sportivi, ecc.

L’addestramento è utile ad ottenere una performance. In questa fase si insegna al cavallo uno specifico compito, modellato secondo le nostre esigenze. L’addestramento può iniziare solo quando il puledro ha raggiunto una certo sviluppo psico-fisico, mentre l’educazione prima inizia meglio è! Trovo che comunque l’addestramento, sviluppato con metodo ed esercizi specifici, sia assolutamente utile. Immaginiamo di dover insegnare al nostro cavallo di salire su una pedana che bascula. Grazie a questo esercizio appreso il cavallo avrà la possibilità di migliorare abilità innate che in questo caso saranno abilità legate alla locomozione (equilibrio, coordinazione, ecc.). Non dimentichiamoci che il cavallo è una preda e per lui migliorare e sviluppare abilità significa garantirsi la sua sopravvivenza.

Relazione con l’uomo: educazione o addestramento?

Per avere una relazione sana e condividere serenamente spazi e momenti con il nostro cavallo, non è quindi indispensabile che sia “addestrato”, ma bensì che sia educato. Un cavallo correttamente educato vivrà la relazione con l’uomo serenamente, nel rispetto delle regole sociali e senza manifestare comportamenti deviati. Prima di correre alla ricerca del risultato da un punto di vista della performance è importante, quindi, dedicare il nostro tempo all’educazione dell’animale. Se ben educato, migliore saranno anche le risposte in addestramento. L’addestramento è metodo, l’educazione è un insieme di convenzioni. È pur vero però, che in molti casi educazione ed addestramento viaggiano di pari passo.

Rieducazione

L’azione di rieducare un cavallo significa “ri-tirare fuori” potenzialità e abilità perse o modificate. Significa, quindi, correggere comportamenti e azioni, ormai patologiche, sviluppate a causa, solitamente, di ambienti inadatti, o da cattiva gestione, da traumi, ecc. Ambiente e comportamento sono strettamente collegati tra loro. Un cavallo che vive in un ambiente che non appaga le sue esigenze fisiologiche e che non ha relazioni sane, molto probabilmente svilupperà comportamenti che andranno a ledere al suo benessere psico-fisico. La rieducazione si avvale di un ambiente etologicamente corretto, di un metodo individuale composto da esercizi specifici, ma soprattutto della comprensione del comportamento e dello stato emotivo del soggetto.

Le figure professionali: a quali rivolgersi e perché

Nel mondo equestre, a differenza degli altri campi, non esistono chiare e nette distinzioni e ruoli professionali. Ci sono gli istruttori e tecnici, gli addestratori, gli educatori (anche se è un termine poco usato nell’equitazione, più diffuso nella cinofilia) e i rieducatori. A queste figure professionali, si aggiunge la parola “comportamentista” quando la persona, per studi e formazione, conosce e riconosce i problemi comportamentali. Spesso gli istruttori e tecnici svolgono anche la funzione di addestratori e, spesso, chi si occupa dell’educazione dei cavalli fa anche lo step successivo dell’addestramento, e così via. In base all’esperienza e alla formazione è chiaro che una persona può rivestire più ruoli ed avere diverse competenze.

Quando si hanno problemi nella gestione e nella relazione con il proprio partner, e opportuno quindi rivolgersi ad un educatore: colui cioè in grado di aiutare il cavallo a sviluppare abilità cognitive, emotive e motorie utili ad adattarsi all’ambiente e volte a migliorare il rapporto con il proprio partner umano.

Se, per esempio, si vuole imparare a montare il cavallo nelle tre andature, ci si dovrà rivolgere ad un istruttore (colui che è in grado di formare cavalieri ed è abilitato ad insegnare l’arte equestre).

Se volessimo insegnare al cavallo una particolare disciplina dovremo rivolgerci ad un addestratore.

Se, invece, il cavallo manifesta comportamenti deviati si farà rifermento ad un rieducatore (colui che è in grado di recuperare cavalli che mostrano comportamenti patologici).

Fatta un po’ di chiarezza sulle terminologie e sulle varie figure professionali mi auguro, per il bene dei cavalli, che con il tempo si formino sempre più educatori ed addestratori competenti e che ci sia sempre meno bisogno dei rieducatori.

© Elena Cammilletti

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