Relazione Uomo-Cavallo: un rapporto in continua evoluzione (Parte 2- la teoria)

“Condizione propria di due o più termini in quanto analoghi, interdipendenti o reciprocamente commisurabili; rapporto, connessione”.

Se si ricerca sul dizionario il significato della parola “relazione” é questa la definizione che viene riportata. É perciò chiaro che quando si  parla di relazione si intende il rapporto che intercorre tra due o più elementi, mediante uno specifico linguaggio (gesti, parole, lettere, codici, ecc), in un determinata circostanza e in un determinato ambiente.

Il completamento di una relazione, quindi rapporto, ne genera un legame più o meno intenso, più o meno duraturo.

Netta e assolutamente necessaria é la distinzione che dobbiamo fare quando parliamo di relazione. Vedremo infatti che nel regno animale si tratterà nello specifico di r. intraspecifica e r. interspecifica.

Per r.intraspecifica si intende il rapporto che vi é tra membri della stessa specie (cavallo-cavallo); mentre quando si parla di r.interspecifica si fa riferimento al rapporto che intercorre tra individui di specie diversa (cavallo-uomo). Un cavallo abile nel creare relazioni intraspecifiche non é detto che lo sia in quelle interspecifiche, cosi per l’uomo. La propensione agli animali, oltre che a una passione e una scelta più o meno etica, deriva appunto dalla capacità di mettere in atto abilità relazionali con individui diversi per specie. 

Ma quali sono queste abilitá?

  1. Avere una conoscenza etologica dell’animale di interesse (cavallo)
  2. Riconoscere di far parte integrante dell’ambiente
  3. Relazionarsi restando nel qui ed ora
  4. Essere abili nel vivere le proprie emozioni ed accettarle per imparare a gestirle nel modo corretto
  5. Sapersi rispettare (spazi, tempi, caratteristiche, ecc.)
  6. Ricerca di un appagamento individuale e collettivo
  7. Autenticità

1 Avere una conoscenza etologica dell’animale di interesse, nello specifico del nostro cavallo, significa nella sua massima generalità conoscerne il comportamento.  Il campo di interesse di questa scienza si focalizza principalmente sui fattori “scatenanti” del comportamento, interni o esterni, prossimi o immediati: ovvero la motivazione, cioè il perché un cavallo si comporta in un determinato modo. Andremo così a studiare la filogenesi e l’ontogenesi equina, per comprendere meglio come i geni, nonché i tratti anatomici siano funzionali e/o influenti su specifici comportamenti, come il cavallo comunica con i suoi simili, i suoi meccanismi di apprendimento e memoria, le sue dinamiche sociali (corteggiamento, riproduzione, cure parentali,  strategie di difesa, cooperazione, altruismo, abilità e competenze relazionali, ecc.), analizzeremo le abitudini migratorie, nonché alimentari e l’habitat naturale. Conoscerne gli aspetti etologici significa per noi avere tutti gli strumenti utili a garantire il loro benessere.

2 Ambiente:” è un sistema complesso di fattori fisici, chimici e biologici, di elementi viventi e non viventi e di relazioni in cui sono immersi tutti gli organismi” . Insieme quindi di strutture, suoni, rumori, odori, stimoli, ma anche complesso di condizioni sociali, relazionali, morali ed emozionali propri degli essere viventi. Non è forse vero che, come il cavallo fa parte di uno specifico ambiente, anche noi (con la nostra presenza) facciamo parte del suo? Come approcceremmo se nell’ambiente si presentasse un nuovo stimolo e dovremmo farglielo conoscere? Agiremmo secondo le teorie di assuefazione o desensibilizzazione, presentando lo stimolo il tempo utile e in egual modo affinché il cavallo si abitui completamente. Bene, proviamo a ritenerci uno stimolo, con la importante variabile che noi per atteggiamento, odori, emozioni, ecc., non siamo sempre uguali, e diamogli il tempo di abituarsi alla nostra presenza, senza pretendere subito da lui qualcosa.

3 L’imparare a stare nel “qui ed ora” è un’esigenza sempre più frequente e che accomuna sempre più persone.  Restare nel “qui ed ora” è l’abilità del restare nel momento presente, senza andare con i pensieri nel passato, ne fare proiezioni nel futuro. Questo é l’obbiettivo di molti filoni new age e tecniche meditative, che stanno in qualche modo ricordando all’essere umano la sua più grande capacità innata. Ebbene si, perchè essendo anche noi animali siamo perfettamente in grado di strutturare le nostre azioni e i nostri pensieri nel momento presente. Purtroppo per chi non riesce a farlo, crea un divario relazionale con il partner equino che ha di fronte. Il cavallo per sua natura vive sempre nel momento presente, sempre attento a ciò che in quello specifico momento sta succedendo. Vi riporto un semplice esempio: se nel mentre puliamo o giriamo in tondino il nostro cavallo guardiamo la pagina Facebook sul telefonino, interessandoci di ciò che fanno gli altri e non di quello che sta facendo lui, beh in quel momento non stiamo certo dando dei segnali di “presenza” o di affidabilità, caratteristica principale di un leader. Il cavallo ricerca in noi un individuo abile ed attento, lucido, presente e costante (anche nelle emozioni). Inoltre, eccessive proiezioni sul futuro (ciò che potrebbe succedere) limita il nostro agire, così come focalizzare le nostre energie e la nostra mente su un fatto avvenuto nel passato (ieri in quel punto, il mio cavallo si è spaventato!), agevolano comportamenti non desiderati. Nell’oggi, nel presente, c’è la novità e mai l’abitudine, sta a noi saperla cogliere.

4 Viviamo in una società dove ci viene insegnato a “non avere paura”, creando nella mente dell’uomo una sorta di paura della paura. Cosa succede se abbiamo paura? Assolutamente niente! É un’emozione primaria e come tale, transitoria. Se la viviamo, nello specifico momento in cui arriva e la accettiamo, al pari della gioia, ecco che non si cristallizzerà dentro di noi. Passerà, muterà e in qualche strano modo ci arricchirà. Ho parlato della paura, ma potrei riportare lo stesso esempio sulle altre emozioni. Accettarle e viverle a pieno dentro di noi è il miglior modo per imparare a gestirle. Noi siamo la nostra mente e siamo le nostre emozioni. Le emozioni vanno perciò vissute ed accettate come tali, senza giudizio. Come fanno gli animali quando hanno paura? La manifestano,  la vivono, non si creano un giudizio su loro stessi se provano paura, e la lasciano andare. Vi sentireste in difetto o incompetenti se vi sentiste felici? É allora perché farlo quando si provano emozioni scomode?

5 Rispetto: “sentimento e comportamento informati alla consapevolezza dei diritti e dei meriti altrui, dell’importanza e del valore morale, culturale di qlco”. Il concetto di rispetto va estenso anche in relazione al rispetto degli spazi, propri e altrui, e rispetto dei reciproci tempi: ogni individuo necessita, infatti, di tempo per mettere in atto o modificare determinati comportamenti (sia in ambito relazionale che di apprendimento). Nella relazione uomo-animale si sente spesso parlare di “rispetto”, ma per alcuni forse ancora non è ben chiaro come applicarlo. La forma più autentica e concreta di rispetto che potremmo avere nei confronti degli animali è, innanzitutto, la “non umanizzazione”, o meglio detta antropomorfizzazione, del nostro partner equino. Ogni specie ha la propria capacità espressiva, le proprie esigenze, le individuali e singolari caratteristiche che vanno comprese, accettate come tali, quindi, rispettate e, in questo, l’etologia gioca un ruolo fondamentale.

6 Nello sviluppo di un rapporto, le dinamiche che si creano possono rendere la relazione funzionale o di-sfunzionale. Le dinamiche interne del singolo soggetto (personalità, esperienze, caratteristiche fisiologiche, ecc.) influiscono sulle dinamiche dell’altro, cosi come le dinamiche esterne (ambiente, avvenimenti, ecc.) possono influenzare più o meno positivamente su un soggetto o entrambi gli individui. Affinché si crei una relazione funzionale è necessario che entrambi i soggetti siano, nella loro individualità,  appagati e che l’unione di dei due crei dinamiche positive e di crescita per entrambi. L’appagamento del cavallo è direttamente proporzionale al soddisfacimento delle sue esigenze primarie (legate principalmente all’ambiente, alla gestione e alle relazioni sociali). Nell’uomo è, invece, un processo leggermente più complesso, che deriva comunque dal soddisfacimento dei propri bisogni (di specie). Un uomo appagato è quindi colui che nell’ambiente, nelle attività che svolge, nelle relazioni, ecc., ritrova il completo soddisfacimento ed espressione del suo essere (libero da proiezioni e da frustrazioni).

Sono diversi i motivi che possono spingerci a far entrare nelle nostra quotidianità un animale, ma posso consigliarvi  (per esperienza) di non scegliere mai quello di “utilizzarlo” per sopperire a delle mancanze umane ( conferme, accettazione, affetto umano, comprensione, riconoscenza, ecc.). Spesso tale esigenze si rivela, con il tempo, la causa di rapporti disfunzionali. Un animale può darci affetto, riempire le nostre giornate, regalarci momenti unici e ricordi che tolgono il fiato, ma il tutto secondo le loro proprie ed uniche caratteristiche di specie. Innamoratevi della loro diversità, non snaturateli, dategli lo spazio che meritano e di cui hanno bisogno, non fate inutili proiezioni (tipicamente umane) nella lettura dei loro comportamenti. Anche qui l’etologia, ha sempre il suo fondamentale ruolo. Lasciateli “animali”, e create una relazione con loro da animale umano ad animale non umano (uomo-animale).

7 “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti” una frase celebre di Pirandello, sempre attuale e, purtroppo, assai veritiera. Una frase che però è esclusivamente umana. Nel regno animale, tra animali non umani non esistono maschere sociali. Non esistono rapporti basati su bugie, cattive e non dichiarate intenzioni, manipolazioni, sotterfugi o azioni nascoste. Tra animali non umani esiste solo ed esclusivamente l’autenticità, esistono rapporti basati su dichiarati intenti (siano essi positivi o negativi), in un contesto quindi di realtà della realtà. “Autentico è ciò che si riferisce alla nostra vera interiorità, al di là di quello che vogliamo apparire o crediamo di essere”. Ho lasciato per ultimo il concetto di autenticità, inteso come “il mostrarci per quello che realmente siamo”, perché è una caratteristica molto soggettiva e priva, in tal senso, di regole convenzionali. Gli animali si mostrano a noi per quello che sono realmente e si aspettano da noi lo stesso, ecco perché quando si vive a stretto contatto con loro é inevitabile l’intraprendere un lungo percorso di lavoro su noi stessi. “Se rinasco vorrei essere un (scegliete voi l’animale)” è una frase che spesso sento dire. “Invidiamo” la loro vita perché pare priva di preoccupazioni, conflitti e ne notiamo, spesso, una perfetta armonia. Sarà perché il loro essere autentici rende tutto più semplice? Pensateci su…

Nell’entrare in relazione con un animale entriamo in contatto la nostra istintualità e questo spesso ci permette di scoprire doti che nel tempo, di generazione in generazione, si sono un po’ perse.

Negli ultimi anni ho avuto la fortuna di entrare in relazioni con specie diverse, che mi hanno permesso di scoprire in me abilità innate che non pensavo di avere. Una di queste è quella di agire restando nel momento presente: è stata un enorme svolta per me e per i miei animali.

Equilibrio tra istintualità e ragione, tra ciò che sta dentro e fuori da noi.

É così facilmente deducibile che il risultato della relazione con un animale, qualunque esso sia, dipenda quindi dal nostro modo di conoscere, agire ed essere. Un comportamento ne influenza, scatena, modifica un altro.

"Se non apporti cambiamenti dentro te stesso, non potrai mai aspettarti di cambiare la realtà fuori"

© Elena Cammilletti

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